[Testo a cura della dr.ssa Simona Tavecchio, dermatologo]


Sulla pelle di ogni persona, con il passare del tempo, possono comparire numerose lesioni cutanee.

Con l’arrivo della stagione estiva, l’attenzione per la nostra pelle aumenta e spesso vengono notate nuove “macchie”.

Queste lesioni che compaiono sulla nostra pelle sono determinate dal foto-invecchiamento e dal crono-invecchiamento; il primo è determinato dall’accumulo dei raggi solari ai quali la nostra pelle è stata esposta, il secondo è determinato dall’età cronologica della persona.

Questi due tipi di invecchiamento determinano le modificazioni della nostra pelle che noi percepiamo visivamente come “macchie” di colori diversi e più o meno palpabili, ma che, da un punto di vista dermatologico, sono entità ben distinte, ciascuna con un proprio nome, con un aspetto microscopico preciso e soprattutto con una capacità evolutiva diversa.

La maggior parte delle lesioni palpabili che appaiono sulla nostra pelle sono cheratosi.

Con il termine di cheratosi vengono indicate neoformazioni caratterizzate da una ipertrofia o iperplasia di uno degli strati dell’epidermide o di tutta l’epidermide, che le rende quindi palpabili.

Esistono diversi tipi di cheratosi, le più frequenti sono le:

  • cheratosi seborroiche;
  • cheratosi attiniche.

Le cheratosi seborroiche

Le cheratosi seborroiche sono delle neoformazioni cutanee che possono comparire in qualsiasi epoca della vita, ma che più frequentemente compaiono in età avanzata e che sono determinate principalmente dal cronoinvecchiamento.

Possono comparire su tutta la superficie corporea, ma le sedi più frequentemente colpite sono il tronco e il volto.

Si tratta di lesioni di forma tondeggiante od ovalare, di colore dal marrone chiaro al nero, palpabili, con superficie ruvida.

Spesso vengono confuse dal paziente con un neo. Il loro aspetto infatti, può essere fuorviante e la loro crescita, a volte rapida e con modificazione di colore evidente, può spaventare il soggetto.

Una caratteristica importante delle cheratosi seborroiche è il fatto che non hanno potenziale degenerativo, si tratta quindi di lesioni benigne.

Il paziente può quindi decidere se rimuoverle oppure non trattarle. I metodi per la rimozione delle cheratosi seborroiche sono diversi: crioterapia, curettage, diatermocoagulazione, laserterapia, tutti eseguibili in un ambulatorio dermatologico.

Le cheratosi attiniche

Le cheratosi attiniche, invece, sono delle neoformazioni cutanee determinate dalla sinergia del crono- e del fotoinvecchiamento, quest’ultimo con un ruolo predominante.

Compaiono tipicamente nelle aree più esposte alla luce solare (volto, decollete, dorso delle mani, arti superiori, spalle e regione scapolare) nelle persone con carnagione chiara, capelli rossi o biondi e occhi verdi, grigi o azzurri.

Quando la cheratosi attinica si manifesta al labbro inferiore viene definita cheilite attinica e il rischio di evoluzione in un carcinoma invasivo è più elevato rispetto alle stesse lesioni localizzate in altre sedi.

Si tratta di lesioni di colorito roseo o rosso, raramente marrone chiaro o scuro, i cui margini non sono sempre ben definiti, ma spesso caratterizzate da una superficie ruvida al tatto a causa della presenza di squamo-croste biancastre sulla superficie.

Sono determinate dalle alterazioni a livello delle cellule dell’epidermide causate dall’eccessiva esposizione alla luce solare, si tratta quindi di lesioni ancora confinate a livello dell’epidermide (possono essere considerate un carcinoma in situ), ma con potenziale evolutivo verso un carcinoma spinocellulare, quindi un tumore della pelle vero e proprio.

È stato stimato che circa il 10% di tutte le cheratosi attiniche evolverà verso un carcinoma spinocellulare.

Essendo quindi delle neoformazioni precancerose, sono un campanello di allarme importante per il paziente per effettuare una valutazione dermatologica con lo scopo di controllare tutta la superficie cutanea ed in particolare le aree esposte alla luce solare per escludere la presenza di carcinomi e per programmare il trattamento più adeguato per le lesioni presenti.

Il trattamento delle cheratosi attiniche deve essere eseguito nella maggior parte dei casi proprio per il loro potere evolutivo verso un carcinoma spinocellulare.

Nel caso di lesioni che clinicamente pongono un dubbio diagnostico con un carcinoma spinocellulare è opportuno eseguire una biopsia cutanea per effettuare l’esame istologico ed avere quindi una diagnosi di certezza per impostare il trattamento più adeguato.

La biopsia cutanea è una procedura che viene effettuata in anestesia locale e mediante la quale si preleva un frammento della lesione per poterne effettuare l’esame istologico; il prelievo viene effettuato mediante shave, punch o losanga incisionale.

Cheratosi attiniche: la cura

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I trattamenti per le cheratosi attiniche sono molteplici e la scelta viene guidata dalla sede della lesione, dal numero delle lesioni, dal tipo di pelle del paziente, dalla compliance del paziente.

Nella maggior parte dei casi le cheratosi attiniche sono molteplici ed insorgono su una cute fotodanneggiata in aree fotoesposte.

In questi casi si preferisce non trattare la singola lesione, ma effettuare un trattamento anche del “campo di cancerizzazione”, cioè anche della cute circostante pur in assenza di franche lesioni obiettivabili clinicamente.

Questo serve a ridurre il rischio di comparsa di nuove cheratosi attiniche, a fare una sorta di bonifica della cute circostante le lesioni presenti al momento della visita.

Se invece è presente una singola lesione su cute integra e con scarsi segni di fotodanneggiamento è possibile trattare la singola lesione.

Abbiamo a disposizione diversi tipi di trattamento:

  • la rimozione chirurgica vera e propria con losanga escissionale che ci permette di effettuare anche l’esame istologico;
  • la crioterapia con azoto liquido;
  • la laser terapia;
  • la diatermocoagulazione,

che possono essere utilizzate per il trattamento di lesioni singole o in scarso numero.

Le terapie mediche permettono di trattare anche il campo di cancerizzazione e sono:

  • diclofenac topico;
  • 5 fluoro uracile topico;
  • imiquimod topico;
  • ingenolo mebutato.

Si tratta di farmaci in crema che vengono applicati a livello della cute affetta del paziente, con schemi di applicazione diversi per ciascun farmaco, e che determinano una vera e propria distruzione dell’area patologica con conseguente “restitutio ad integrum“.

La terapia fotodinamica

Un cenno particolare va riservato alla terapia fotodinamica, si tratta infatti di un trattamento che sfrutta l’esposizione alla luce solare o a particolari lampade, dopo aver applicato un farmaco fotosensibilizzante nelle aree interessate.

Grazie a questa terapia è possibile trattare ampie aree affette da cheratosi attiniche, come spesso capita per esempio a livello del cuoio capelluto per gli uomini, o del volto.

Dopo una preparazione mediante curettage, viene applicato il farmaco fotosensibilizzante in crema (quest’ultimo viene captato principalmente dalle cellule in fase di proliferazione) e viene quindi esposta l’area di cute interessata alla luce solare oppure ad una sorgente di luce rossa.

In questo modo il farmaco applicato viene attivato e “distrugge” le cellule nelle quali è stato captato determinandone la morte.

Si tratta quindi di un trattamento efficace, che ci permette di trattare ampie aree e che può essere eseguito nel periodo estivo potendo sfruttare il potere fotosensibilizzante della luce solare.

In considerazione dell’incidenza delle cheratosi attiniche, del loro potenziale degenerativo e delle numerose possibilità di trattamento che abbiamo a disposizione è fondamentale eseguire periodicamente una valutazione dermatologica per escludere la presenza di lesioni a rischio.